L'ALTARE DEL PASSATO
. Ho una cosa solenne da dirvi. Quale voce! Le parole scherzose escono senza tono, come se la gola sia strozzata da una mano invisibile. Salgo
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Ferravilla! O mio solo ammonitore nella vita, sempre! La tua voce mi rideva dentro, come un oscuro presentimento ... Eppure ... eppure come non vedere che
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! - diceva lei; poi a voce pianissima: sibilando: - Vieux fou! - Tu as dit? ... Tu as dit? ... Il conte sobbalzava sulla sedia con tutti i muscoli del
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testuggini; e ricordo nitidamente qualche intera sua frase, e quella sua voce buona e dolente, mista di nativo milanese, e quel sorriso che le
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giochi. Eleanor stessa faceva la voce men rude, l'occhio meno feroce, quando mi consultava perchè "inventassi". E quell'omaggio reso alla mia fantasia
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voce una pietà affettuosa che mi diceva quanto mi volesse bene e quanto dovessi apparirle infelice. La gobbina mi fissava con gli occhi dolci e
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dica, come mai s'è fatto desiderare due anni. Che cosa temeva? La voce era brutta come una brutta voce maschile, con un che di pretesco, ereditato certo
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quella cara cosa famigliare, canta con una voce così giovane ed armoniosa che sembra non appartenerle, sembra giungere da un'altra stanza: La bela madamin
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di Cavour, la voce convulsa del Duca, la voce irriconoscibile della giovane Duchessa. Poi più nulla. Fu vista uscire la Duchessa livida, disfatta, fu
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denti splendidi. Si chiamava Costanza: poteva chiamarsi Gaiezza. Claudio ne riudiva la voce, il riso trillante, tutto suo, la rivedeva appoggiata al
Accademia della crusca
